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Nato a Milano nel 1966. Sin da bambino sono stato
attratto dalle arti figurative: visitando coi genitori musei di mezza Europa e
frequentando per otto anni la scuola di pittura ed incisione Faruffini ho acquisito
senso estetico ed uno spontaneo colpo docchio per lequilibrio di
forme e colori.
Una macchina fotografica è sempre stata presente durante le mie vacanze, ma le
potenzialità artistiche di questo strumento, ed in particolare del bianconero, le ho
scoperte solo a metà anni novanta, grazie anche ai consigli dell'amico e
"maestro", il fotografo Renato Bosoni. Da allora i pochi risparmi di studente
vengono investiti in apparecchiature fotografiche e nellallestimento di una camera
oscura, di cui sono diventato un profondo conoscitore.
Conseguita la laurea (in Scienze agrarie), mi sono dedicato molto alla fotografia
digitale, dotandomi di adeguate attrezzature, tra cui lo scanner per negativi e dia (Nikon
Coolscan III) e approfondendo la conoscenza dei programmi di fotoritocco e di grafica per
il web.
Nel 2002 ho iniziato ha collaborare con alcune testate come fotografo free-lance ed
ho completato la mia formazione con un Master in TV digitale e tecnologie
interattive;
realizzando il breve documentario 'Ghivi Adamia' ed i miei
primi cortometraggi come direttore della fotografia: 'Via Bodio 18',
'Clochard si nasce' e 'Ce la fai?'.
Dopo un breve periodo come webmaster alla Scuola
Agraria del Parco di Monza mi sono imbarcato come video operatore
sulle navi di Costa crociere accumulando molta esperienza nelle
riprese e nel montaggio.
Tornato "sulla terra" ho continuato a realizzare reportage
di viaggio, in particolare ho documentato le edizioni 2004 e 2005
del "Silenzio e la musica": trekking nel deserto del
Sahara con concerti e spettacoli di Mario Brunello e Marco Paolini.
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Obiettivi
Gli
"obiettivi"sono una parola che appare quasi paradossale per un fotografo,
infatti essi rappresentano sia i suoi più preziosi strumenti di lavoro, i suoi
"occhi meccanici", sia i possibili traguardi da raggiungere. Facendo
propria questa metafora può scegliere un grandangolo per allargare i propri orizzonti ed
abbracciare i molteplici aspetti della realtà, oppure affidarsi ad un tele ed inquadrare
mettendo a fuoco un solo importantissimo particolare, o magari optare per uno zoom per
essere veloce ed adattarsi di volta in volta al proprio stato d'animo o al divenire del
mondo che lo circonda.
Anch'io non posso sottrarmi a questa
logica ma, dato che scegliere il miglior "obiettivo" è per me assai più
semplice che trovare le parole più adatte per esprimere questo
concetto, posso solo aggiungere che
solamente le foto che ho scattato e soprattutto quelle che scatterò sapranno dire il
giusto di me.
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